Gregorio Vito Diamare

“Non ci sarà oro che potrà ridare alla civiltà una seconda Abbazia e restituire al mondo un secondo Monastero. La casa di San Benedetto, quella che Egli iniziò nel 529, è stata distrutta e il nostro cuore sanguina al ricordo di quella tragedia.”

BIOGRAFIA

(Napoli, 13 aprile 1865 – Sant’Elia Fiumerapido, 6 settembre 1945). Vescovo cattolico e abate italiano, medaglia d’oro al valor civile. Iscritto all’università, seguì la sua vocazione e si dedicò alla vita monastica nell’ordine benedettino ed entrò nell’Arciabbazia di Montecassino: fu abate per trentasei anni. Tra questi anni, quelli terribili della guerra: dal 18 settembre 1943, restò nel monastero con pochi monaci (gli altri presero la direzione di Roma), consapevole del destino dell’Abbazia. Diamare fu uno dei protagonisti delle operazioni di salvataggio: obbedì ai tedeschi, anche se inizialmente diffidente nei confronti della divisione Göring e, fino alla fine, prudententemente custode di qualche segreto.

“Il Monastero è distrutto – ha proseguito il vescovo – non resta più nulla, non vi è più nulla. Soltanto cumoli di pietre frantumate. Distrutta e incendiata la Chiesa, distrutta la Loggia del Bramante, consumati dalle fiamme i tesori che erano rimasti lassù, distrutti i documenti su cui era tracciata la storia pluriennale dell’Ordine.”